Einaudi a 150 anni dalla nascita: l’attualità del suo pensiero e magistero nell’Italia di oggi
e per le giovani generazioni

25 marzo 2024

Roma, 25 Marzo 2024 – Il ricordo di Luigi Einaudi, figura centrale nel panorama politico ed economico italiano del XX secolo, non può restare relegato solamente al racconto storiografico ma va valorizzato nella sua profonda attualità. Le sue idee, il suo pensiero liberale, la sua integrità morale offrono tuttora un prezioso riferimento in un’epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e sfide complesse.

Attraverso l’esplorazione dei suoi scritti, dei suoi discorsi e delle sue azioni, il Comitato Nazionale per i 150 dalla nascita di Luigi Einaudi, si farà promotore di una serie di eventi e iniziative, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, per trasmettere non solo la conoscenza di una grande personalità, ma anche il suo spirito di innovazione e il suo coraggio, celebrando i 150 anni dalla sua nascita.

A dare il via alle celebrazioni il convegno “L’insegnamento di Luigi Einaudi a 150 anni dalla nascita”, che si è svolto oggi, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio in Roma. Un’ occasione per riflettere sul contributo di Luigi Einaudi alla storia e al pensiero politico ed economico, confermando il suo ruolo di riferimento imprescindibile per il dibattito contemporaneo sulla libertà e la democrazia.

Einaudi non fu solo un uomo di Stato – ha dichiarato Giuseppe Vegas Presidente del Comitato Nazionale per i 150 dalla nascita di Luigi Einaudi– ma rappresentò una umanità a tutto tondo, un contemporaneo uomo rinascimentale. La figura di Einaudi si colloca tra i padri della nostra patria repubblicana assumendosi il compito di delineare un metodo per i suoi successori”.

L’evento ha visto la partecipazione del Presidente del Comitato Giuseppe Vegas e del Presidente onorario Roberto Einaudi – il quale ha introdotto la giornata con emozione e rispetto per il lascito intellettuale del nonno – nonché del Sindaco di Roma Roberto Gualtieri

Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha tenuto una prolusione di introduzione alle relazioni scientifiche presentate nel corso della seconda parte, sottolineando l’attualità e la rilevanza degli insegnamenti di Einaudi nell’economia moderna e nella politica monetaria europea.

Le relazioni scientifiche hanno dato ulteriore spessore all’evento, con interventi di alto livello da parte di esperti del calibro di Roberto Pertici, Professore onorario di Storia Contemporanea dell’Università di Bergamo, il quale ha esplorato la concezione einaudiana della storia; di Angelo Maria Petroni, Professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza e di Scienza dell’Amministrazione dell’Università La Sapienza di Roma, con una riflessione stimolante sull’eredità di Einaudi nel contesto globale, evidenziando come i suoi ideali contino a ispirare le nuove generazioni di leader politici e economisti; di Giovanni Farese,  Professore associato di Storia dell’Economia dell’Università Europea di Roma, che ha approfondito le idee economiche e di politica economica di Einaudi nonché il ruolo dell’economista come intellettuale pubblico.

L’evento organizzato dal Comitato con il contributo di Enel, Gruppo Fs, Fondazione Corriere della Sera, Tinexta, Unione industriali Torino e Gruppo Activa, ha rappresentato un’occasione preziosa per aprire un dialogo su come il pensiero di Luigi Einaudi possa ancora oggi illuminare il nostro cammino verso una società più libera e giusta

SINTESI DEGLI INTERVENTI

Nel suo intervento, il presidente Vegas ha evidenziato l’importanza di Luigi Einaudi come uno dei Padri della repubblica italiana, “unendo straordinarie doti morali e intellettuali nel suo impegno politico”. Ha sottolineato come Einaudi, “oltre ad essere un uomo di Stato di prim’ordine”, abbia rappresentato “una umanità ‘a tutto tondo, una sorta di contemporaneo uomo rinascimentale, la cui influenza si è estesa in molteplici campi, dalla docenza all’attività giornalistica fino alla guida della Banca Centrale e del Ministero del Bilancio”. Vegas ha concluso il suo intervento ribadendo l’importanza di continuare a trarre insegnamento dal pensiero e dall’opera di Einaudi, “soprattutto nell’affrontare le sfide del presente e del futuro”, e ha invitato le giovani generazioni a prendere spunto dalla sua vita e dal suo lavoro come guida per le proprie scelte.

Il presidente onorario Roberto Einaudi ha condiviso alcuni aneddoti sulla vita e le molteplici attività del nonno Luigi Einaudi, evidenziandone la diversità degli interessi e il costante impegno nel contribuire al dibattito pubblico. “Il bello, il perfetto non è l’uniformità, non è l’unità, ma la varietà ed il contrasto. L’idea nasce dal contrasto” sono le parole che ha scelto di citare per ricordare la necessità del dialogo come parte fondamentale del pensiero del nonno e ha richiamato l’attenzione sulle tematiche ambientali affrontate già molti anni fa da Einaudi, sottolineando l’urgente bisogno di prendere sul serio queste questioni anche oggi.

Nel suo intervento su “Luigi Einaudi e la storia”, Roberto Pertici ha posto l’accento sugli elementi chiave della concezione einaudiana del corso storico. Einaudi contesta il determinismo storico, l’idea della inevitabilità storica: per lui gli individui sono agenti liberi di cambiamento, non semplici giocattoli nelle mani di forze che li sovrastano. Egli esalta il ruolo degli “uomini innovatori” che sfidano le convenzioni e contribuiscono al progresso sociale ed economico. La visione di Einaudi è “elitista” nel senso che vede nelle élite economiche, politiche, culturali che emergono dalla massa anonima la forza propulsiva della storia: ma il suo è un “elitismo” democratico, guarda alle élite che “si propongono ma non si impongono”. Ancora, egli concepisce la storia come risultato della lotta tra ideali e concezioni della vita – “lotta” come concorrenza economica ma anche come conflitto sociale e ideale – nella quale l’individuo dà il meglio di sé e che genera miglioramento per tutti. Ma per Einaudi la “lotta” per produrre cambiamenti positivi deve avvenire sotto l’imperio della legge: serve lo Stato che imponga limiti – così scrive – “alla violenza fisica al di un uomo sugli altri, di una classe sulle altre”, e servono norme di vita, istituti sociali, mentalità diffuse capaci di arginare l’elemento disgregatore insito nello scontro e nel cambiamento incessante. Questo difficile equilibrio tra esaltazione della “lotta” e richiamo all’importanza di argini istituzionali e sociali, è una delle ambizioni massime del pensiero einaudiano e in generale dell’idea liberale.

Angelo Maria Petroni si è soffermato sull’importanza e sull’originalità del contributo di Luigi Einaudi “politico”. Contro interpretazioni limitative che riducono l’azione politica di Einaudi al ruolo di “buon amministratore”, Petroni ha sottolineato la complessità, la ricchezza del pensiero politico di Einaudi, fondato sulle categorie della libertà individuale, della morale e dell’autodisciplina. Einaudi avversò il corporativismo fascista nel nome della libertà politica così come l’idea di “Stato amministrativo” e il neocorporativismo, esaltò il ruolo del parlamento come luogo supremo di composizione dei problemi politici, sostenne una visione federalista in ambito sia italiano che europeo fondata sul principio dell’autogoverno. Fautore di una ricerca costante di equilibrio tra libertà economica e intervento statale, in contrasto con Keynes indicava come un pericolo la tenenza a un ampliamento eccesivo delle funzioni di controllo dello Stato sull’economia. Per Einaudi occorre coniugare la sovranità popolare con la consapevolezza che le istituzioni non esistono in vacuo, ma non possono essere il prodotto di un astratto razionalismo, ma devono risultare dalla volontà delle generazioni che si succedono.

Giovanni Farese, nel suo intervento, ha analizzato l’insegnamento di Luigi Einaudi come economista. Prendendo spunto da un passaggio di Giuseppe Prezzolini in uno scritto a lui dedicato – “Che cosa è un economista in mezzo al mondo di oggi, se non un ragionatore fra pazzi?” -, si è soffermato sul contributo dell’economista al progresso materiale e morale del paese. Tre per Farese i pilastri del pensiero di Einaudi: un corpus di idee liberali tanto ampio quanto coerente e sostanziatosi in quasi quattro mila scritti, un indirizzo “empirico” di politica economica (condiviso negli anni della ricostruzione anzitutto e soprattutto con Alcide De Gasperi e Donato Menichella), una rigorosa qualificazione del “mestiere” dell’economista. Alla base delle concezioni einaudiane Farese ha collocato una visione di fondo dalla quale il grande economista piemontese non derogò mai: l’idea di un liberalismo fondato sulle istituzioni. Principio riassunto in un celebre passo delle sue Lezioni di politica sociale: “Il mercato che è già uno stupendo meccanismo, capace di dare i migliori risultati entro i limiti delle istituzioni, dei costumi e delle leggi esistenti, può dare risultati ancora più stupendi se noi sapremo perfezionare e riformare le istituzioni, i costumi, le leggi, entro le quali esso vive allo scopo di toccare i più alti ideali di vita”. Farese ha poi evidenziato l’impegno di Einaudi come editorialista e come coscienza critica della sua società e del suo tempo: “A che cosa servono gli economisti – così egli scrisse in una lettera al direttore generale della Banca d’Italia Bonaldo Stringher – se oggi stanno zitti, quando una grave questione si impone al Paese?”.

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